Lacerazioni

Questa volta potrebbe … Potrebbe non essere una porta al cui interno c’è … C’è questo! (Si guarda e si gira intorno) … C’è la misericordia. Il tuo vero “fuori” è questo. Il vero “fuori”, dove il mondo è a tua immagine e somiglianza. Le pareti non contano, la luce del giorno e il tepore della notte non esistono, se non dentro di te. Non importa dove sei. La libertà non è mai un “fuori”. E’ sempre un “dentro”.

Oud, tossicodipendente per passione e professione, dopo una vita di stenti e di delusioni, fa una scelta estrema: rinchiudersi per sempre in una roulotte, ai confini dell’umanità. Senza più giudizi e sentenze del mondo, lontano dagl’occhi di tutti.

Oud, tossicodipendente per passione e professione, dopo una vita di stenti e di delusioni, fa una scelta estrema: rinchiudersi per sempre in una roulotte, ai confini dell’umanità. Senza più giudizi e sentenze del mondo, lontano dagl’occhi di tutti. Accumula cibo e droghe, per dieci anni, come un povero Ulisse, si costruisce la sua Itaca perfetta. E’ solo, quando un pomeriggio, una donna, che lui chiama Amanda, gli sbatte contro la porta di casa, in piena crisi d’overdose da eroina. Lui la trascina dentro, la cura, la rimette in sesto e le fa una proposta: comprare la sua disperazione in cambio di vitto, alloggio, e ogni tipo di droga da lui posseduta. Lei accetta, e lo spettacolo s’apre proprio con i due che sembrano una vera coppia, forse, lo sono. Fanno di tutto, dall’amore, al sesso violento, si sposano e arrivano a darsi da mangiare parti del corpo. Alla fine, però, quando Amanda s’accorge che tutto intorno a lei si sta consumando, decide di andarsene, uscire. I sei mesi di “contratto” non sono ancora terminati eppure lei, da buona opportunista in logica col consumismo, decide di cambiare aria. Oud la minaccia, non è affatto d’accordo, cerca di farle capire che 

<<La libertà non è mai un “fuori”. E’ sempre un “dentro”.>>,

ma ormai è troppo tardi. Amanda se ne va, rivelandogli, sulla porta, il suo vero nome. Linda. Come la madre.

Lui, disperato per l’ennesimo abbandono, proprio come fu per la madre, deluso ancora una volta da quella società tanto ripudiata ma di cui evidentemente proprio non riesce a fare a meno, si avventa contro la sua stessa roulotte, e le candele accese in precedenza, crollano. Divampa un incendio. Oud è lì, sul ciglio, pronto ad uscire, ma le voci storpiate e le ombre davanti la porta, lo bloccano. La sua paura è più forte; il suo “fuori”, è più forte di tutto. Muore tra le fiamme della sua roulotte.

Mito della Caverna; Platone. Schiavi di una società che ci inietta insicurezze, paure. E ci costringe a scelte estreme. Come quella fatta da Oud. E cioè, passare tutta una vita rinchiuso nella sua roulotte; vivendo, e credendo che il tempo lì, non passi. Che il consumo lì non esista. Oud, e poi Amanda. I due si amano, si odiano, si rallegrano e s’intristiscono le esistenze, in una stanza centro del “loro” mondo e al contempo fuor dal mondo vero. Lasciando che il tempo passi e logori tutto. La paura del “fuori” o del “dentro”, la paura di uscire dalla caverna, fa dello schiavo, schiavo prima di tutto di sé stesso. Questo è Oud; uno schiavo di sé. Padrone d’una esistenza tormentata, d’una esistenza ridotta all’osso, esaltazione della essenza stessa del vivere. 

Questo è “lacerazioni”. O almeno, ci vuol provare.

Con_

Luigi Credendino.

Monica Palomby.

Testo e regia_

Fabio Pisano

Aiuto regia_

Francesca Borriero

Costumi_

Annalisa Ciaramella

Suggestioni sonore_

Francesco Santagata

13/09/2021