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Read a Book Day: Tempo Per Leggere

Inizi di Settembre, inizio della settimana, inizio dei buoni propositi. Di quelli onesti, facilmente attuabili e soprattutto che facilmente possono migliorare la nostra vita. Il nostro Read a Book Day (la giornata americana dedicata alla lettura) non sarà per noi una classifica dei libri preferiti. Sarà un obiettivo: regalare tempo a noi stessi. E trascorrere un po’ di tempo leggendo è il più bel regalo che possiamo farci. Questo articolo su Focus sembra, tra l’altro, darci ragione

Quale autore per il Read a Book Day?

Proprio per questo è Peter Handke  l’autore che ci viene in mente per il Read a Book Day 2022. Per intenderci Handke è lo sceneggiatore de Il cielo sopra Berlino e l’autore del romanzo Prima del calcio di rigore, da cui è stato poi tratto l’omonimo film. Uno che ha fatto dell’introspezione il fil rouge della sua produzione letteraria, analizzando il concetto di tempo sotto i più svariati punti di vista.  Nel 2019  riceve il Premio Nobel per la letteratura  «per la sua opera influente che, con ingegno linguistico, ha esplorato le periferie e le specificità dell’esperienza umana».

Lo scrittore austriaco nel suo “Canto alla durata” ci dice che il tempo non esiste a priori, bisogna cercarlo, andargli incontro, “trovare un punto di mai definitiva, instabile quiete”. Che cosa, allora, può darci tempo?  Cosa può ricondurci, possibilmente senza particolari traumi, a quella “instabile quiete” di cui sopra? Una scelta, ad esempio, può essere un buon pretesto per creare tempo. E un libro può essere una buona scelta per amplificarne la durata.

Solo demagogia o effettiva concretezza?

Grazie ai social tematiche come quella proposta dal Read a Book Day sono “in trend” da tempo. Forse un po’ troppo alla ribalta e a volte in modo un po’ superficiale. Ma come si fa a non cedere all’ovvio parlando dell’importanza della lettura? Come si può non essere inesorabilmente stucchevoli quando si discute sulle possibilità di arricchimento culturale, filosofico e poetico che la stessa offre? L’attenzione, quindi, andrebbe (molto probabilmente) spostata su la scelta.

Io scelgo di leggere, tu scegli di leggere; o di non farlo.

Recenti studi, (che si protraggono evidentemente da qualche lustro) confermano che i giovani leggono sempre meno.

Il tempo ricercato e dedicato a quel momento di stasi che ci vede maneggiare quel desueto orpello fatto di storie di carte, pare abbia lasciato spazio (e tempo) a nuovi veicoli narrativi: smartphone… ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.

Ma quanto è giusto deresponsabilizzarci, responsabilizzando altro? (E potrei continuare ad libitum chiosando con: “Quanto ti deresponsabilizzeresti tu?” ma questa è un’altra storia).

Quanto è giusto dare la colpa a…? senza assumersi gli oneri e gli onori di una scelta?

I più radicali sostenitori del partito de:  I tempi sono cambiati, il mondo corre alla velocità della luce e noi bisogna starci dietro; potrebbero obiettare contro questo che sembrerebbe un nostalgico. e quanto mai modesto, tentativo di reclutamento di giovani indolenti lettori; contro questa sgangherata chiamata alle armi per l’assalto finale alla Feltrinelli.

Nient’affatto.

Quanto è importante il tempo?

Ciò su cui, forse, bisognerebbe chiacchierare è il tempo, per l’appunto. O meglio, della cura del tempo.

Prosegue Handke (con il quale si è instaurato un evidente rapporto di reciproca stima) nel suo breve poemetto:

“Sulla durata non si può fare alcun affidamento: nemmeno la persona religiosa che va ogni giorno a messa, neppure chi è paziente, l’artista dell’attesa, nemmeno colui che ti è fedele e che senza esitazioni sarà sempre con te, può averne la certezza per tutta la vita. Credo di capire che essa diventa possibile solo quando riesco a restare fedele a ciò che riguarda me stesso, quando riesco a essere cauto, attento, lento, sempre del tutto presente a me stesso sino nelle punte delle dita.”.

Appurata, quindi, l’indefinitezza del tempo, l’instabilità della durata, la precarietà dell’essere umano e delle sue scelte: cauto, attento, lento, presente, sembrano, a dispetto di qualsiasi periodo storico,  le parole giuste per trovare tempo, benedicendo così l’incontro con storie che il tempo lo hanno segnato, avviandosi ad un eternità dilatata oppure compressa e che potrebbero aiutarci a creare altro tempo, e altro, e altro ancora.

Molti sono i libri, che regalano “una instabile quiete”, che meriterebbero una scelta, che segnano un tempo diverso, lento, capace di aggiungerne altro a quello concesso, parallelo a quello presente tra le lancette; tanti sono “i desueti orpelli di storie di carta” che raccontano un mare navigato, di opache lune testimoni di tormentati amori o di persone, semplicemente ormai lontane, che forse per questo, torniamo a leggere, a sottolineare. O che forse, per questo, non leggeremo mai più.

In fondo, di scelte si tratta. E di tempo. Di cura del tempo.

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